L'agricoltura di domani. Intervista con Francesco Di Tondo
L'agricoltura di domani. Intervista con Francesco Di Tondo

L'agricoltura di domani. Intervista con Francesco Di Tondo

Quali sono le tecnologie che trasformeranno l’agricoltura nei prossimi anni? Di quali risorse ci sarà  bisogno per lo sviluppo di questo settore? Ne abbiamo parlato con Francesco Di Tondo, COO e founder di Farm4trade, azienda che sviluppa soluzioni tecnologiche per allevatori, istituzioni pubbliche e private nel settore zootecnico.

Come sottolineano le linee guida del programma europeo Farm to Fork, la pandemia COVID-19 ha evidenziato l'importanza di un sistema alimentare accessibile e sostenibile, rendendoci consapevoli delle interrelazioni tra salute, ecosistemi, catene di approvvigionamento, e modelli di consumo. Alla luce dei progetti che vedono impegnata Farm4Trade nel continente africano, quali sono gli strumenti in grado di sostenere filiere corte e una transizione verso sistemi alimentari ecologici?

In generale Farm4Trade nasce per un motivo molto specifico, realizzare una collezione di software perfettamente integrati tra loro che rispondano a fabbisogni molto specifici. L'idea era di far sì che consentissero la gestione di tutti i dati della filiera, dalla produzione all'allevamento passando per il trasporto e la compravendita, fino poi al macello. Ovviamente questo si è costruito nel tempo, e adesso possiamo dire che la base di questa collezione di software, che abbiamo messo tutti assieme, c'è. Il percorso che ha fatto nascere questa realtà si sta delineando. Lo scopo è quello di gestire le informazioni lungo la catena produttiva per raccogliere tutti i dati e poi restituirli sotto forma di informazioni. Sono utili a migliorare le pratiche del bestiame e poi, chiaramente, preservare la salute e il benessere degli animali. Allo stesso tempo, queste informazioni hanno lo scopo di garantire la sicurezza alimentare lungo tutta la filiera.
Una serie di applicazioni che assicura l'efficienza delle filiere e garantisce ai piccoli produttori anche di crearne delle nuove. 

A prescindere da questo, comunque ha un impatto sulla produzione locale. L'eliminazione delle emissioni nell'ambiente, perché l'efficienza produttiva si traduce spesso in questo, potrebbe assicurare un'agricoltura meno intensiva e quindi più rispettosa dell'ambiente e anche delle tradizioni. 



Non a caso, siamo dentro tutto quello che rappresenta il Farm to fork per come ci siamo mossi in questi anni. La decisione di andare in Africa spiega un po’ tutto quello che c'è dietro la nascita di questa idea. 
In Africa in generale, ma credo in tutti i paesi in via di sviluppo, tutti questi strumenti potranno avere un forte impatto sociale. Se lo guardiamo in termini di trasferimento di know how tecnologico e anche gestionale potrebbe tradursi in un impatto sociale molto forte. 
Faccio un esempio. Avere più attività imprenditoriali che riescono a fare reddito, significa scongiurare l'abbandono delle campagne da parte dei giovani soprattutto. Significa anche innescare un sistema virtuoso che riesca a ridistribuire il reddito attraverso un utilizzo più consapevole dei mezzi, in relazione a quelli che sono i campi, gli allevamenti di proprietà, adesso magari gestiti in maniera profittevole.

Il progetto ADAL di Farm4trade ha ottenuto di recente due importanti riconoscimenti nell’ambito dell’edizione 2020 di StartCup Abruzzo, l’evento dedicato alla promozione e all’accelerazione di eccellenze digitali e innovative. Ci puoi raccontare come nasce questo progetto e quali sono le sue applicazioni?

Noi siamo sempre a caccia di opportunità, perché il settore è praticamente vergine da questo punto di vista, non esistono soluzioni in ambito sanitario, di sistemi di automazione al macello legati alla robotica intelligente, etc. Qui nello specifico invece abbiamo analizzato quello che poteva essere un desiderio del nostro prof. dell'Università di Teramo, il professor Giuseppe Marrucchella, con cui collaboriamo. 
Lui voleva cercare di analizzare attraverso le immagini sulle carcasse degli animali questa patina che avevano i polmoni che venivano attaccati da malattie respiratorie. Sapeva che noi lavoravamo nell'ambito dell'intelligenza artificiale, del machine learning, sapeva più o meno che potevamo dargli una mano e da qui abbiamo elaborato un concetto molto forte che andava anche a completare l'idea iniziale del prof, ovvero consentire un monitoraggio della salute e del benessere degli animali al macello, ma in qualche modo consentire di utilizzare le informazioni acquisite al macello per restituirle all'allevamento, per migliorare tutte quelle che sono le pratiche di allevamento. Perché ciò che si osserva quando si è nel momento della macellazione può essere valutato da un punto di vista sia sanitario che manageriale. 

Questo è un aspetto che oggigiorno assume un'importanza sempre maggiore, anche dal punto di vista del consumatore, quindi non solo delle istituzioni e delle aziende che poi sono interessate a ciò che si va ad analizzare nei macelli.

Nello specifico di Adal, che identifica le lesioni respiratorie e quindi sia le polmoniti che le pleuriti, questo è un dato molto importante. 

Ti faccio un esempio. I principali attori di queste ispezioni sono alla fine le case farmaceutiche. Perché loro utilizzano questi dati che raccolgono manualmente attraverso dei veterinari che mandano al macello. Acquisiscono queste informazioni per poi implementare i loro protocolli terapeutici e monitorare in modo puntuale anche i risultati dei trattamenti medici che loro vanno a sperimentare. Quindi un'analisi puntuale dei dati in catena di macellazione permette di restituire un dato in fattoria e questo avviene soprattutto in termini di monitoraggio sull'uso di antibiotici. 
Ad esempio, analizziamo una partita di animali. La partita di animali è pulita al 100%, quindi non c'è stata né una pleurite né una polmonite. 
Anche quello è un campanello d'allarme. Perché forse vuol dire che in quello stabilimento c'è troppo uso di antibiotici. Noi facciamo lo scoring, diamo un punteggio di quello che è lo stato di salute della carcassa. Però ci sono poi anche tanti altri aspetti che si collegano con il nostro mondo. 
Nella suite abbiamo un gestionale che ci permette di gestire tutti i dati sanitari produttivi legati a ogni singolo capo. È chiaro che il nostro intento sarà quello di far comunicare poi anche i sistemi al macello all'interno della suite. C'è una circolarità in quello che facciamo, è estremamente importante. Analizzare tutti i dati della filiera è la nostra mission.

Lo scorso 10 novembre è stato varato il Next generation EU, un piano di finanziamenti supportato dall’Unione Europea in tecnologia e innovazione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale. Quali saranno secondo te le tecnologie che avranno bisogno di maggiore sostegno in questo settore?

Sicuramente l'intelligenza artificiale, quello a cui stiamo lavorando noi, per l'automazione e l'analisi di immagini ma anche altri tipi di dati, quelli audio ad esempio. Con l'intelligenza artificiale si possono veramente fare tantissime cose ed è una tecnologia che va assolutamente esplorata nel settore. Poi ovviamente, sarò banale, ma la blockchain è sicuramente un qualcosa da cui non si può prescindere. Poi ci sono i problemi di hub, perchè ci deve essere sempre qualcuno che garantisca quello che tu vai a fare. Non basta fare una tecnologia blockchain se non ci sono dei punti collegati tra loro. 
C'è bisogno di lavorare a livello di sistema anche per l'introduzione di queste tecnologie.

Chiaramente la sensoristica, un altro punto sicuramente da approfondire, quindi il passaggio dai sistemi tradizionali, nel nostro caso dei microchip, ai sistemi che invece stiamo sviluppando per l'identificazione biometrica degli animali in maniera contactless utilizzando un semplice smartphone. E poi i Big Data. L’analisi massiva di dati aggregati è quello che permetterebbe a organizzazioni internazionali di fare piani tagliati e precisi in relazione a grosse problematiche che ci apprestiamo ad affrontare nel futuro prossimo. Quindi dalla crescente richiesta di proteine a tantissimo altro ancora. Sicuramente l'analisi dei dati è fondamentale.

Quanto è importante la formazione nello sviluppo di una nuova generazione di agricoltori e allevatori in grado di avviare un'attività imprenditoriale, e quali saranno secondo te le principali skill da acquisire?

Sulla formazione siamo veramente attentissimi. Ti dico perché siamo in Namibia, perché risponde alla tua domanda. Siamo stati finanziati dal Ministero degli Affari Esteri tramite l'Agenzia Italiana alla Cooperazione e lo Sviluppo (AICS) nell'ambito di un progetto di cooperazione internazionale dove la nostra idea era quella di creare un posto fisico, un resource center che servisse proprio a formare gli allevatori e quindi ad effettuare questo trasferimento tecnologico e anche gestionale che è proprio nelle nostre corde. Siamo consapevoli del fatto che scardinare le abitudini è complicatissimo e quindi abbiamo bisogno di far capire molte cose a chi poi è l'utilizzatore finale dei nostri prodotti. 

Per tutti gli strumenti, sia da un punto di vista tecnologico che proprio di skills nel settore. In questo il resource center funziona, abbiamo fatto tantissimi corsi e lo stiamo potenziando con un'app di e-learning, dove collaboriamo con diverse università. Abbiamo quattro o cinque memorandum of understanding, gli attori principali sono le facoltà di Agricoltura dell'Università della Namibia, la UNAM, e abbiamo l'Università di Teramo che si occuperà solo della parte di suini. C'è un progetto di blog molto interessante. Poi c'è l'università del Camerun, quella di Haiti, altre piccole università allacciate a noi con l'idea di poter partecipare. Facciamo tante cose, è una cosa che sarà in divenire. Diciamo che il contenitore l'abbiamo fatto, adesso dobbiamo riempirlo di contenuti. Contenuti che saranno poi incentrati sulla capacità di usare queste nuove tecnologie, sicuramente una delle prime skill da acquisire. Molto importante perché ci porterebbe a leggere i dati che noi forniamo, analizzarli. Così tu sei in grado mensilmente di avere delle informazioni che ti rendano più consapevole di quello che stai facendo e ti aiutano. Non ti danno la soluzione, ma ti aiutano.



Quindi la tecnologia da un lato e dall'altra l'approfondimento su determinate tematiche che comunque siano incentrate su sostenibilità e tutto ciò che riguarda il modo di andare a produrre che è completamente diverso da quello che abbiamo visto fino ad oggi. Abbiamo un applicativo specifico si chiama Feed Formulation Application, che abbiamo realizzato con la cooperazione internazionale tedesca in Namibia e un'azienda che si chiama DAS (De-bushing Advisory Service). Loro prendono il bush, le sterpaglie del deserto, e ne utilizzano alcune parti per farne un carbone vegetale e mischiarlo ad altri alimenti, perché hanno il grossissimo problema della siccità. Il nostro software è un prodotto veramente eccezionale perchè aiuta a non ammazzare gli animali, in poche parole fa il mix giusto, realizzato da un team di ricercatori di ottimo livello. Quindi un prodotto veramente super, che ha un grosso impatto.


Il problema di questo software è che poi bisogna insegnare ad utilizzarlo. La formazione rientra assolutamente nell'utilizzo della tecnologia ma chiaramente abbiamo bisogno che ci sia una preparazione di base anche a quelli che sono poi gli argomenti. La nostra idea è quella di dare quest'opportunità anche in digitale, con l'app di elearning di cui ti parlavo prima. E comunque anche avere dei luoghi fisici, perché alla fine la gente si vuole incontrare e ti vuole vedere. Perchè questo rimarrà, ecco, Covid permettendo.

fdt-bioFrancesco Di Tondo

Abruzzese. Esperto in marketing & comunicazione d'azienda, con un interesse speciale per le storie di innovazione, ho maturato significative esperienze nel mondo delle Startup.

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